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Fanculo curatori & co. Il padiglione italiano sarà fatto dagli intellettuali

Vi fareste mai otturare un dente dal carrozziere? Oppure chiamereste mai un giornalista per farvi sistemare la caldaia? Se non amate il rischio non lo fareste mai. E soprattutto difficilmente risolvereste il problema. Però potreste sempre chiamare un intellettuale.
È quello che farà lo Sgarbone nazionale per il nostro padiglione: il commissario Vittorio ha infatti spiegato, in un’intervista concessa al Piccolo di Trieste, che chiamerà intellettuali – come Claudio Magris, Alberto Arbasino, Umberto Eco, Paulo Coelho, Dominique Fernández – a scegliere gli artisti rappresentativi del nostro Paese. D’altronde i critici e i curatori lui li odia, poiché sono “dei narcisi pezzi di merda che pensano di averlo più lungo degli altri” (me lo ha dichiarato di persona il giorno dell’apertura del Maxxi).
Ha ragione. C’è gente che si fa il culo per quattro lire, che cerca di indagare nuovi linguaggi e crede nella sperimentazione: ma sono semplicemente “dei pezzi di merda”. Vuoi mettere le competenze in arte contemporanea di cinque – per l’amor del cielo eccelsi nella loro disciplina – vecchi, età media 75 anni? Degli autentici pezzi di Novecento?
Che vergogna. L’unico aspetto positivo è che la solita cricca mangerà un po’ meno.

Sgarbi soprintendente a Venezia? Per Bondi è sì

La prima cosa che ho pensato è che al peggio non ci sia mai fine. La seconda che il posto più appropriato per Bondi sia un convento lontano dalle cose mondane, dato che quelle poche volte che va al suo ufficio in via del Collegio Romano – è il ministro più assenteista: Brunetta dove sei? – commette cappelle clamorose. Caro ministro, la prego, stia lontano dal Mibac e si dedichi piuttosto a seguire quel sentiero illustre tracciato da Francesco Petrarca: scriva poesie, non importa se saranno dedicate a sua altezza il re dei nani; sarà sempre il male minore.
Contrariamente infatti al primo nome uscito di Fabrizio Magani, già responsabile della Soprintendenza di Verona, il ministro ha tirato fuori dal cilindro il nome di Vittorio Sgarbi. Proprio lui che sarà responsabile dell’italico padiglione alla prossima Biennale. Proprio lui che tutto sa di arte da Fidia a Cattelan. Proprio lui che è stato condannato nel 1996, con sentenza definitiva del Pretore di Venezia, a 6 mesi e 10 giorni di reclusione per falso e truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato (era dipendente ministeriale proprio nella città lagunare).
Evidentemente per Bondi quel curriculum da uomo disonesto è adatto per il ruolo. Che ministro per bene.

Sgarbi è come Ben Laden. Parola di Bonami



“L’arte contemporanea sta a Sgarbi come l’America a Bin Laden”, ha dichiarato Bonami in una pepata intervista uscita su The Art Newspaper, spiegando come la sua guida del padiglione nazionale sia “molto vicina ad un attacco suicida alla dignità italiana”. E questa è una grande verità. Come possiamo non temere l’isteria intellettuale ed il gusto incredibilmente (e vomitevolmente) passatista del critico ferrarese? Bravo Francè, hai detto bene.
“Sfortunatamente Sgarbi ce lo meritiamo”, prosegue poi Bonami, con la sua irrefrenabile linguaccia. Giusto pure questo. Ma il vero quesito a mio avviso è questo: ci meritiamo Bonami?

Bonami il calviniano della legion d’Onore

Ho sempre trovato simpaticamente calviniano Francesco Bonami. Un po’ Marcovaldo, un po’ Il curatore inesistente, un po’ Il critico dimezzato. Non nascondo che ho nutrito grande affetto nei suoi confronti per le mazzate prese da Sgarbi alla Sandretto: che dispiacere vedere l’alfiere del contemporaneo prenderle dal cattivo e vigoroso parolaio passatista! Se si aggiunge poi il fatto che abbia pure fatto delle cose non brutte e che la sua Biennale non è stata certo la peggiore del decennio, possiamo dire senza sbagliarci che ci sono curatori ben peggiori. Insomma, forse per intervalla insaniae ma qualcosa di buono lo ha fatto pure lui (tacciamo per onor di patria la sua tendenza all’inciucio con qualche galleria amica).
Colgo con sorpresa la notizia del conferimento proprio a Bonami della Legion d’Onore, prestigioso riconoscimento assegnato ad un parterre de roi di personaggi del mondo della cultura da parte della presidenza della Repubblica Francese. Evidentemente non siamo l’unico paese in cui conta essere amico di. Francesco chapeau, hai dei buoni amici.

Le prime uscite sulla Sgarbi-Biennale

Devo ammettere che le uscite di Vittorio Sgarbi sulla Biennale mi hanno stupito piacevolmente. Affidare il padiglione italiano ad insigni uomini di cultura vuol dire assumersi i rischi di mettere in mostra quanto l’arte contemporanea sia o non sia parte del sistema culturale del nostro paese. “Sono sicuro che ne uscirebbe un quadro più interessante di quanto possano dare i soliti critici, esponenti del commercio e del collezionismo di mestiere, tendenzialmente isolati dal tessuto più vivo della società italiana”, dice Sgarbi. E ha perfettamente ragione.
Perché – questo dobbiamo dircelo chiaramente – qui da noi il contemporaneo è comunque espressione di una piccola élite, o, meglio si farebbe dire, di una (mafiosa?) setta di adepti. Non ci sono confronti con gli altri paesi industrializzati, in cui produzione e idee sono sistematiche e si relazionano col complesso di attività culturali sviluppate.
Vogliamo mostrare quanto conta sul sistema-paese il lavoro fatto dal carozzone del contemporaneo? Forse molti di noi smetteranno di fare gli alteri, scoprendo non solo di essere nudi, ma di non essere nemmeno dei re.