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Sanremo, fecaloma nazionalpop

Non sono aprioristicamente contro gli eventi nazionalpopolari, benché talvolta la voglia di autoescludersi dal vulgus profanus sia irresistibile, anche agli uomini di buona volontà. Anzi, direi che di cose realmente popolari e di qualità ce n’è realmente bisogno, tanto più perché nel nostro paese “popolare” è diventato sinonimo solo di scarsa qualità, soprattutto in ambito televisivo.
Sanremo però continua a farmi venire il vomito. Sanremo è un – prendo la parola medica in prestito da Costantino Della Gherardesca, uno dei guru del pop intelligente – fecaloma che intasa il palinsesto della fecciosissima televione pubblica. E’ un agglomerato escrementizio inestricabile che spero almeno renda economicamente ben più di quanto costi.
Non ho capito infatti perché un tale ca(ro)zzone sempre uguale a sé stesso, sempre fatto di cliché da pensionati infartuati e ragazzini lobotomizzati, occupi elefantiacamente le pagine di cultura&spettacolo dei giornali, della tivvù e delle radio. Sanremo è un accozzaglia di stereotipi da brivido, di sterco venduta come cioccolato, solo perché ha lo stesso colore. Non abbiamo bisogno di altro? Ormai i nani e le ballerine, i mille profumi per coprire le puzze ci hanno nauseato.

Meglio il porno che Sanremo

 

Sta per finire la settimana di Sanremo. Quasi non me ne sarei accorto se giornali, internet e radio non avessero parlato d’altro nella sezione di cultura o spettacoli. A un livello da follia.
Prima Morgan il drogato impenitente, poi il rampollo savoiardo che canta con non so chi, poi la conduttrice troppo popolana, poi Carla Bruni che fa la sborona e non ci va, e chissà quali altre cagate alla ricerca dell’ennesimo (finto) scandalo… Ora andranno avanti qualche giorno con interviste della serie “che emozione vincere a Sanremo”, con il carrozzone sui partecipanti secondi, eccetera.
Quanto mi piacerebbe che in questa settimana, anziché questo spettacolo osceno, Rai Uno avesse trasmesso un bel e moralissimo porno d’autore, magari di Andrew Blake. Da dare una bella scossa a questo pubblico di persone – in coma quasi irreversibile – che ama seviziare il proprio cervello con cazzabbubbole da brivido.