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La Biscotti e il pasticcio Biennale

Rossella Biscotti, una degli artisti italiani trentenni più engagé, ha raccontato sul proprio profilo Facebook di aver declinato l’invito a partecipare ad una delle mostre (all’estero) che compongono il progetto della prossima Biennale di Venezia poiché “è un’operazione realizzata per rappresentare il governo di Berlusconi”. Si evince infatti che la Biscotti non voglia in alcun modo prendere parte ad un’iniziativa sostenuta dal governo italiano, dato che – come il sottoscritto e tanti altri milioni di cittadini – non si sente rappresentata dalle persone che sono a capo del nostro paese.
A prescindere dal fatto che ciascun artista debba prendere in piena autonomia la decisione di partecipare o meno ad una mostra (in base alla sua sensibilità, ai suoi interessi o anche all’opportunità), spero invece che l’artista abbia rifiutato per altre ragioni; mentre trovo le motivazioni politiche addotte dalla Biscotti  ideologiche, o forse, meglio, pretestuose. Nessun artista rappresenta il governo di un paese in una mostra (né è invitato a farlo) ma piuttosto rappresenta, oltre che sé stesso, il proprio paese; e, evidentemente, le scelte culturali di quel paese. Se Berlusconi avesse perso le elezioni due anni fa allora il nostro paese meriterebbe di essere rappresentato o il paese stesso sarebbe all’improvviso migliore e più avanzato?
Non capisco proprio perché rifiutare, tanto più nel momento in cui si ha la possibilità di criticare le scelte di quel governo, magari con un’opera realizzata appositamente o con una performance in una situazione ufficiale. Perché ricorrere allora all’antagonismo a tutti i costi, da sfoggiare nel curriculum da alternativo, nel pedigree da rifondino comunista?
Penso che molti intellettuali ed artisti la debbano smettere di fare la sinistra massimalista che sputa sentenze ma crolla di fronte alla realtà. Sporchiamoci le mani con il mondo e combattiamo questo abominevole governo fascista sul campo, opponendogli fatti e non chiacchiere, opere e non silenzi compiaciuti. Altrimenti dove sta l’impegno politico e la volontà di voltare pagina? Nelle dichiarazioni d’intenti e nelle compiaciute riflessioni salottiere da gauche caviar?