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La cultura ed uno sfogo leghista

Non sono mai stato della Lega e mi sono sempre tenuto lontano da ogni ismo che il movimento del Senatùr & Co. hanno sostenuto in tanti anni di celodurismo, bandiere italiane “da appendere al cesso” e tutti i discorsi da circo che sono stati fatti. Ma pure qualche problema intelligente questa forza politica l’ha posto (spesso dandovi risposte sbagliate o non all’altezza). E uno di questi è quanto conti realmente il Nord sul piano nazionale, dato che – per le inefficienze del sistema politico, informativo e culturale – per troppo tempo è rimasto ai margini dell’attenzione nazionale.
Pensavo questo mentre stavo ascoltando Ventotto minuti su Radio 2, l’insopportabile trasmissione di Barbara Palombelli, esempio della borghesia liberal all’acqua di rose (“de sinistra”), che invitava gli ascoltatori ad andare ad una presentazione di un libro presso l’ennesimo palazzo romano del centro. Ho avuto un attacco di vomito e ho mandato sinceramente a fare in culo lei e chi fa il palinsesto radiofonico.
Non si riesce infatti ancora a rompere questa logica incredibile per cui ciò che capita a Roma o a Milano capita all’Italia intera, anche culturalmente. Nessuno si è accorto che ad esempio il Nordest ha smesso di essere periferia attivando dei processi culturali avanzati (con case editrici, festival, design, gallerie, ecc.) nonostante l’epopea dei mille cornuti – celtici – della Lega, nonostante il sindaco Sceriffo che suggerisce di sparare agli immigrati travestendoli da leprotti, nonostante la simpatia di Brunetta o le puttane di Arcore?

Speranze ad Artefiera

Si è chiusa oggi Artefiera, il primo appuntamento dell’anno delle gallerie italiane con il mercato. Come è normale in occasioni simili, ho incontrato molti galleristi abbastanza felici, qualcuno addirittura raggiante; altri invece era delusi. E’ sempre difficile capire come è andata nel suo complesso, ma la sensazione che ho avuto è che paiono esserci prospettive positive e c’è la speranze che i collezionisti tornino ad essere disposti a spendere. Speriamo che la rondine faccia proprio primavera.
Questa edizione si è caratterizzata da un certo rinnovamento del parterre delle gallerie, con qualche evidente assenza dei big milanesi e torinesi, che evidentemente non credono più al sistema italiano (ricordo che il solito prevedibile Politi, in un’intervista di qualche anno fa alla Rai, suggeriva ai collezionisti di non andare ad Artefiera ma di spendersi gli stessi soldi da Prada o da Armani ed andare a farsi un giro altrove) oppure preferiscono andare ad Artissima  che è più internescional.
La parte che mi è piaciuta della fiera è stata quella delle nuove gallerie (soprattutto Mario Mazzoli, Apart, SpazioA, Deanesi, Pantaleone), davvero fresca e stimolante, con punte interessanti negli altri padiglioni con Perugi, LipanjePuntin e Jonathan Levine. Inboccallupo a tutti.

Meglio il porno che Sanremo

 

Sta per finire la settimana di Sanremo. Quasi non me ne sarei accorto se giornali, internet e radio non avessero parlato d’altro nella sezione di cultura o spettacoli. A un livello da follia.
Prima Morgan il drogato impenitente, poi il rampollo savoiardo che canta con non so chi, poi la conduttrice troppo popolana, poi Carla Bruni che fa la sborona e non ci va, e chissà quali altre cagate alla ricerca dell’ennesimo (finto) scandalo… Ora andranno avanti qualche giorno con interviste della serie “che emozione vincere a Sanremo”, con il carrozzone sui partecipanti secondi, eccetera.
Quanto mi piacerebbe che in questa settimana, anziché questo spettacolo osceno, Rai Uno avesse trasmesso un bel e moralissimo porno d’autore, magari di Andrew Blake. Da dare una bella scossa a questo pubblico di persone – in coma quasi irreversibile – che ama seviziare il proprio cervello con cazzabbubbole da brivido.

 

A Bologna è tornato il bollino

Dopo un anno di vacche magrissime, fa tirare un respiro di sollievo vedere non solo tanta gente ad Artefiera, ma anche ricomparire i bollini a fianco le opere. Più di qualche gallerista ha venduto e l’impressione che ne ho tratto è che in maniera particolare i più coraggiosi siano stati premiati: uno su tutti Mario Mazzoli (non era comunque l’unico a mostrare dei lavori interessanti), che ha presentato delle belle opere di sound art, seppur di perfetti sconosciuti. A fine fiera il suo stand aveva tanti bollini rossi da sembrare la Pimpa. Chapeau.
Fortunatamente il collezionista medio-piccolo, di cui stupidamente Politi si auspicava l’estinzione in un’intervista rilasciata alla Rai per la scorsa edizione della manifestazione (“piuttosto che comprare un’opera a Bologna spendete 2mila euro per una borsa firmata”), si è visto. Anche perché i prezzi paiono essere più ragionevoli. Speriamo che la rondine faccia per davvero la primavera.