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La Biennale sarà Carol Rama e padiglioni regionali?

Ieri il commissario Vittorio Sgarbi ha anticipato quello che potrebbe essere il suo padiglione italiano. La scelta, come sempre capita con lui, è assolutamente inaspettata e fuori di ogni logica che non sia quella della follia momentanea di un arteriosclerotico precoce. Sgarbi infatti ha espresso in una conferenza stampa che vuole una Biennale con due progetti: una personale di Carol Rama, con lavori dell’ultimo decennio dell’artista, ed una sezione a base regionale.
Se così fosse sarebbe l’ennesima occasione buttata al vento. E’ infatti inaudito che, con tutti i giovani e i maturi artisti italiani che avrebbero bisogno di visibilità internazionale e di conferma critica, lui voglia dare attenzione ad un’artista assolutamente brava ma che ormai non ha più la possibilità di incidere sul nostro tempo. Carol Rama è storia storicizzata, come testimonia il suo Leone d’Oro alla carriera del 2004.
Per quanto riguarda la presenza regionale devo dire che ricorda molto l’agroalimentare, settore in cui noi italiani stiamo diventando maestri. Evidentemente per Sgarbi l’arte è frutto del territorio, come il vino, i formaggi o gli insaccati di maiale. Oink oink.

Fanculo curatori & co. Il padiglione italiano sarà fatto dagli intellettuali

Vi fareste mai otturare un dente dal carrozziere? Oppure chiamereste mai un giornalista per farvi sistemare la caldaia? Se non amate il rischio non lo fareste mai. E soprattutto difficilmente risolvereste il problema. Però potreste sempre chiamare un intellettuale.
È quello che farà lo Sgarbone nazionale per il nostro padiglione: il commissario Vittorio ha infatti spiegato, in un’intervista concessa al Piccolo di Trieste, che chiamerà intellettuali – come Claudio Magris, Alberto Arbasino, Umberto Eco, Paulo Coelho, Dominique Fernández – a scegliere gli artisti rappresentativi del nostro Paese. D’altronde i critici e i curatori lui li odia, poiché sono “dei narcisi pezzi di merda che pensano di averlo più lungo degli altri” (me lo ha dichiarato di persona il giorno dell’apertura del Maxxi).
Ha ragione. C’è gente che si fa il culo per quattro lire, che cerca di indagare nuovi linguaggi e crede nella sperimentazione: ma sono semplicemente “dei pezzi di merda”. Vuoi mettere le competenze in arte contemporanea di cinque – per l’amor del cielo eccelsi nella loro disciplina – vecchi, età media 75 anni? Degli autentici pezzi di Novecento?
Che vergogna. L’unico aspetto positivo è che la solita cricca mangerà un po’ meno.