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Note a pie pagina. E il piacere di leggere?

Ho decine di libri da leggere. Molti, troppi, se considero che molti sono dei saggi o cataloghi che sono avvincenti solo per i contenuti (o molto più spesso per le figure, per parodiare Warhol) e non per la forma. E poi, soprattutto, sono pochi quelli che ti mettono addosso un entusiasmo ed un voglia incredibile di andare avanti. Anzi, a volte il peso incombe ed un plumbeo torpore saggistico costringe a leggere con la calma e la pacatezza che ci si aspetta.
Inevitabilmente dover dimostrare qualcosa spinge gli autori a non volteggiare in area ma ad andare radenti al terreno, col culo basso. Ma dove sta il piacere di chi legge? Se penso solo alle mille ampollose note a pie pagina o a quelle di chiusura mi si inibisce l’erezione mentale per i prossimi anni. Sarà che avverto un’esigenza di scorrevolezza. Sarà che sono un lettore dromofilo [1] e spietato quando mi butto, ma inca(na)gliarmi nelle apoteosi citazioniste degli autori colti mi fa incazzare e poi mi deprime. Ecco sì, l’ho fatto anch’io [2].
C’è solo un autore che ha delle note incredibili. David Foster Wallace. Leggetevi le sue dissertazioni in Considera l’aragosta che fanno volare il lettore. Pindaro a confronto è un fottuto dilettante.


[1] Mi riferivo all’idea di dromologia di Virilio (qui il link).
[2] Mi è venuta l’idea balzana di razzolare male, a dispetto di quanto predicato. Spero almeno non siate corsi a leggere questa nota qui sotto.