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La cultura, il pane, Tremonti e la sorella di

Povero Giulio Tremonti. Ho molta pena per lui. Non gli è bastato avere l’erre moscia da primo della classe, la boccuccia da saputello e la proverbiale capacità di previsione sull’andamento dell’economia di cui ci ha dato esempio superlativo Corrado Guzzanti (se non avete mai visto guardate qui). Pensate che sfiga. Lui che avrebbe sposato la fancazzistica dottrina del laissez faire, laissez passer si è trovato ad agire con la scure per tagliare gli sprechi e i condoni per il recupero di qualche euro furbetto (guai a toccare Sant’Evasore). Per colpa dell’Europa urgono politiche di rigore e non è colpa sua se lo stato italiano sguazza nel guano ed ormai non ci sono più quattrini. Mancano i soldi per tutto, i lavori pubblici, la riforma dell’università, le pensioni, la cultura, come avevano annunciato le Cassandre di sinistra, che evidentemente portano tanta di quella sfiga che nemmeno Nostradamus avrebbe mai immaginato.
E comunque con la cultura non si mangia, non è certo come il pane, tanto più in un paese di ignoranti come il nostro. E chi se ne frega dei nostri vecchissimi beni culturali, visto che – se non ci fosse ‘sta mentalità statalista ed immobilista – potremmo cartolizzarli o venderli ai cinesi! E l’arte contemporanea? Tremonti la sta appoggiando come si deve, almeno da quanto si vede dalle opere della sorella Angiola esposte alla Villa Reale di Milano.
Giulio, sei il mio mito.