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Fanculo curatori & co. Il padiglione italiano sarà fatto dagli intellettuali

Vi fareste mai otturare un dente dal carrozziere? Oppure chiamereste mai un giornalista per farvi sistemare la caldaia? Se non amate il rischio non lo fareste mai. E soprattutto difficilmente risolvereste il problema. Però potreste sempre chiamare un intellettuale.
È quello che farà lo Sgarbone nazionale per il nostro padiglione: il commissario Vittorio ha infatti spiegato, in un’intervista concessa al Piccolo di Trieste, che chiamerà intellettuali – come Claudio Magris, Alberto Arbasino, Umberto Eco, Paulo Coelho, Dominique Fernández – a scegliere gli artisti rappresentativi del nostro Paese. D’altronde i critici e i curatori lui li odia, poiché sono “dei narcisi pezzi di merda che pensano di averlo più lungo degli altri” (me lo ha dichiarato di persona il giorno dell’apertura del Maxxi).
Ha ragione. C’è gente che si fa il culo per quattro lire, che cerca di indagare nuovi linguaggi e crede nella sperimentazione: ma sono semplicemente “dei pezzi di merda”. Vuoi mettere le competenze in arte contemporanea di cinque – per l’amor del cielo eccelsi nella loro disciplina – vecchi, età media 75 anni? Degli autentici pezzi di Novecento?
Che vergogna. L’unico aspetto positivo è che la solita cricca mangerà un po’ meno.

Macro & Maxxi. La sfida è ora

Non c’è che dire. La doppia apertura museale romana Macro/Maxxi ha dimostrato quello che forse si sapeva già: gli italiani, se vogliono, ce la fanno a far qualcosa di buono, anche se molti remano contro.
Non vorrei però che la modalità scelta per la città fosse troppo semplicisticamente ispirata al modello Bilbao: faccio un museo da meraviglia in una città sperando che automaticamente cambino le sorti del luogo. Infatti fortunatamente Roma non è depressa come la Bilbao degli anni Ottanta (essendo in buona sostanza una città dal passato florido ed invadente che vive avvolta dalle ragnatele della propria storia) e nel contempo la città è anche un centro economico e culturale di primo livello; parimenti sono disponibili numerosi capitali di provenienza bancaria e qualche volta pure le istituzioni riescono a lavorare.
Roma non ha cioè immediato bisogno di Macro & Maxxi: queste due istituzioni infatti non appartengono (solo) alla città bensì al paese tutto. Costruito il motore, Roma deve a questo punto mettere a disposizione il combustibile per andare altrove. Per produrre innovazione, cultura del cambiamento, interesse, partecipazione. Dopo i fuochi d’artificio dell’inaugurazione la vera sfida è ora.

L’abbuffata romana

E’ una grande abbuffata quella che si presta ad essere consumata a Roma questa settimana. Dopo anni di attesa aprono il Maxxi, il Macro, e per gli instancabili camminatori non paghi di aver visto i musei c’è pure la fiera Road to Contemporary Art. Ovviamente ci sono pure le gallerie, le conferenze, i brunch, le cene, le feste e tutto il resto. C’è insomma da rimanere storditi.
Per una volta molto del mondo internazionale dell’arte ci guarderà senza ridere preventivamente, solo per capire se noi italiani ce la faremo oppure no. Per capire se sarà insomma il classico fuoco di paglia o davvero un salto in avanti per il sistema dell’arte italiano.
Nessuno lo sa ancora intanto abbuffiamoci, semel in anno. Nel giro di un lustro capiremo se la festa è appena iniziata o se sarà il canto del cigno. Inboccallupo Italia.

Il Maxxi(bon) e il Maalox

Wow. Hanno presentato il Maxxi. Vuoto, bello, pulito, filante come solo la Hadid sa fare. Un edificio che potrà essere un vanto per la capitale e pure per il Bel Paese. Spero che sia funzionale, ben oltre la prima impressione che se ne ricava – almeno dalle foto disponibili – di un contenitore meraviglioso ma forse troppo chiacchierone, che ruba la parola all’arte e alle opere anziché starsene un po’ zitto per essere di servizio. Una bella serva padrona, insomma, non facile da domare.
Non vorrei che fosse un museo koolhaassiano, da fuck the contest, non tanto in senso urbanistico quanto piuttosto per quello che ospiterà, cioè pezzi d’arte contemporanea. Lo vedremo all’apertura, tra qualche mese. E speriamo che sia un Maxxibon, e che non ci serva il Maalox per digerirlo…