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La Kodachrome va in pensione. Ma il vintage trionfa…

Quotidiani e siti web hanno raccontato nei giorni di fine anno del laboratorio statunitense che ha sviluppato gli ultimi rulli di Kodachrome. Pochi lo hanno detto, ma la pellicola è di genere invertibile, produce cioè un immagine positiva (con gli stessi colori del soggetto fotografato), che viene utilizzato per lo più per le diapositive ed è stata in passato utilizzata anche nel cinema. Era cioè un prodotto di nicchia, perlopiù di uso professionale, entrato nella storia ma ormai non più tanto utilizzato come nel passato. Stessa sorte era capitata un paio di anni fa con la Polaroid, mandata in pensione per gli stessi motivi: il mondo è cambiato.
Entrambe sono entrate nella storia del costume, ma ciononostante non sono mancati gli appunti dei nostalgici (come questo su La Stampa) che, nel campo delle tecnologie novecentesche, abbondano. Se il vintage tecnologico è diventato un mania curiosa – ciascuno ha il diritto di dilettarsi come vuole – trovo davvero incomprensibile che vi siano persone che possano rimpiangere i complicati ed incasinati dispositivi del secolo scorso low fi, misteriosi portatori di non so quale fascino o autenticità.
E comunque sono sicuro che molti di questi trendissimi passatisti da estetica vintage hanno la pagina Facebook o hanno comprato il loro oggettino su Ebay. Alla faccia del meraviglioso passato.

Il Pompiere della Sera ed il bavaglio(lo)

Dicono che Il Corriere della Sera sia il più importante quotidiano del nostro paese. Al di là del fatto che usare la parola paese per l’Italia pare esagerata, il quotidiano Rcs non perde invece l’occasione per dimostrarsi l’organo della cattiva borghesia italiana. Quella insulsamente conservatrice e che malpensa, poiché difendere i propri interessi vale ben di più di amministrare e mettere in piedi una nazione, di esserne cioè quella che pomposamente una volta si diceva “classe dirigente”.
Che dire ad esempio del pezzo dell’altro ieri di Ostellino su l’insostenibile leggerezza dello stato sociale, prontamente confermato nella tesi dalla pen(n)a puntuta di Panebianco? O della posizione prona alla Maria Goretti (ben più dirette le prese di posizione della Stampa o di Repubblica) in merito al bavaglio che il Parlamento sta mettendo alla stampa?
Massì, non rompiamoci le palle a dare la caccia agli inquisiti e a fare i reporter d’assalto, deve pensare De Bortoli. Siamo il quotidiano più letto, abbiamo amici importanti tra i grandi che lombardi che contano e consiglieri d’amministrazione che non vogliono casini. Per piacere stiamocene seduti a pranzare con il sushi e bollicine della Franciacorta. E per l’amor di dio non si racconti che l’aria è ammorbata dei peti di una classe politica vergognosa. E per rispetto del bon ton, teniamoci stretto il bavaglio(lo).
Mi viene il vomito.