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Petizione per Rivoli. Azzeriamo le nomine

Rivoltiamo Rivoli. A questo punto della vicenda – benché personalmente non mi dispiacesse la formula bicefala con un curatore italiano ed uno internazione come era Be llini/Hoffmann – pare una necessità chiedere al CDA del museo torinese e ai due neodirettori di dimettersi. Discutibile l’abbinata, inaccettabili le modalità e le pressioni della politica.
Sono stato invitato a sottoscrivere questo appello e non posso esimersi dal farlo. Con i migliori auguri per una soluzione all’altezza della fama dell’istituzione.

 

La conclusione della vicenda per la nuova direzione del Castello di Rivoli lascia tutti gli addetti ai lavori dell’arte contemporanea, oltre che stupiti, amareggiati e delusi. Anche indipendentemente da un giudizio di merito su qualità professionale, curriculum e progetti proposti dai due nuovi condirettori, il metodo seguito per la nomina ha purtroppo confermato le preoccupazioni da più parti emerse in precedenza.
1) la ripetuta, pubblica pressione esercitata dall’assessore alla cultura Oliva ha pesantemente condizionato tutto l’andamento della procedura di nomina;
2) la nomina di Giovanni Minoli a Presidente del Consiglio di Amministrazione è stata evidentemente ispirata non da criteri di professionalità e conoscenza del settore, ma per garantire con un nome di grande impatto mediatico le decisioni del Consiglio stesso;
3) le procedure di selezione dei candidati e di valutazione dei loro progetti non sono state ispirate a trasparenza e, soprattutto, la decisione finale è stata presa da una sola persona (Minoli stesso) che ha candidamente ammesso, fra l’altro, di essere stato a Rivoli l’ultima volta nel 1985 e di non parlare l’inglese (ciò che evidentemente non rende possibile un’analisi approfondita ed oggettiva dei progetti presentati da candidati non italiani);
4) la gestione della comunicazione seguita alla nomina della coppia Bellini-Hoffmann e soprattutto le pesanti, gratuite e non smentite dichiarazioni di Minoli secondo le quali Hoffmann, con la sua rinuncia, si sarebbe comportato come “un bandito” o come “un calciatore di terza categoria” gettano un’ombra sulla statura morale e sull’adeguatezza umana e gestionale dell’attuale Presidente del Consiglio di Amministrazione del Castello di Rivoli.
Visto tutto ciò i sottoscritti ritengono che, per dimostrare dignità e correttezza, l’unica cosa che Giovanni Minoli potrebbe a questo punto fare è di rassegnare le dimissioni da Presidente del Consiglio di Amministrazione del Museo di Arte Contemporanea Castello di Rivoli.
Parimenti i due nuovi direttori Beatrice Merz e Andrea Bellini, per sgomberare il campo da ogni sospetto di nomina pilotata e non ispirata a valutazione di merito, dovrebbero anch’essi rassegnare le dimissioni cosicché un nuovo Consiglio di Amministrazione possa finalmente procedere alla nomina di una giuria internazionale e ad un reale concorso per la nuova nomina del Direttore, finalmente con criteri di trasparenza e di meritocrazia.
Solo in tal caso le sgradevoli e imbarazzanti vicende delle ultime settimane potranno dar luogo ad una vera opportunità e potranno essere di esempio per le procedure di nomina anche nel resto del Paese.

 

Quer pasticciaccio brutto der Castello de Rivoli (bis)

Pedo el tacon che el sbrego si dice dalle mie parti (la toppa è un rimedio peggiore del buco). A poche ore dal pasticcio del niet di Hoffmann – che Giovanni Minoli in un’intervista ad Exibart accusa di scorrettezza – finisce malissimo l’affaire Rivoli.
La poltrona vacante è stata assegnata a Beatrice Merz, che sarà pur bravissima ma fino ad ora ha seguito esclusivamente la fondazione di casa e mai nulla di internazionale (vado a memoria ma penso di non sbagliarmi). Ma che esperienze curatoriali può vantare? O forse si può scrivere nel curriculum “figlia di”? Hoffmann ha ben altro fiato nei suoi polmoni, se n’è accorta perfino Wikipedia.
Che soluzione da Italietta dei soliti amici della solita lobby. Ero tra coloro che morettianamente si aspettavano qualcosa di sinistra. Minoli ti prego, dimmi che avete esagerato con il Barolo e che domani sistemate tutto!

Quer pasticciaccio brutto der Castello de Rivoli

Nemmeno il tempo di pensare che finalmente anche qui da noi si mettono due giovani promettenti a capo di Rivoli che già il sogno è finito. Jens Hoffmann, chiamato assieme ad Andrea Bellini alla testa del museo, si è dimesso. Sostanzialmente perché, sembra di capire, la presidenza non ha rispettato gli accordi nel divulgare la notizia. Il che è sostanzialmente indicativo della modalità di condurre queste dinamiche in Italia. Da un lato l’assessore della Regione, Gianni Oliva, che a qualche mese dalle elezioni tutti i costi punta su Bellini che ha fatto di Artissima un evento popolare ma di qualità; dall’altro Giovanni Minoli che pecca di serietà e, in preda ad ansia da prestazione, rivela quello che non potrebbe ancora dire, salvo poi sputtanare Hoffmann autosputtanandosi (ha dichiarato infatti che il direttore del Wattis Institute non era “una persona seria”: e allora Minoli, perché lo nomini?). Ma la cappella, pare di capire, l’ha fatta proprio lui.
Il groviglio è dipanato a dovere dalla saggia Carolyn Christov-Bagarghiev in partenza per Kassel (beata lei). “Io penso che il problema in Italia sia l’ingerenza dei politici non solo nel mondo dell’arte. Sono amareggiata e delusa per quel che è successo […]. So che Hoffmann è una persona seria e che aveva tutta l’intenzione di accettare questa carica […]. Credo che ci sia stata da un lato una sottovalutazione delle sue legittime richieste di avere tempo per parlare con i suoi attuali datori di lavoro e dall’altro una sopravvalutazione dell’accordo verbale“.
Ora, a sentire Minoli, si cercherà un altro nome internazionale disponibile all’altra metà della poltrona. Mentre in fondo, il problema era praticamente risolto. Ancora sputtanamento internazionale per l’Italia e grane in vista…