Di sicuro ci sono artisti, intellettuali o attivisti politici meno famosi e quindi più sfortunati da difendere, in Cina come in qualsiasi altro paese. Però risulta ugualmente raccapricciante che la potenza asiatica abbia di fatto arrestato Ai Weiwei, che il grande pubblico ha conosciuto per la grande installazione alla Tate realizzata con milioni di semi di ceramica dipinta, ma soprattutto artista attivissimo anche politicamente. Non vi è sua notizia da quando la polizia lo ha arrestato lo scorso 3 aprile all’imbarco dell’aeroporto di Pechino. Nei giorni successivi sono scomparsi anche alcuni degli assistenti del suo studio.
Il Guggenheim ha lanciato un pubblico appello alle autorità cinesi per il rilascio dell’artista che si può sottoscrivere (lo trovate qui). Firmiamo, la nostra voce può essere d’aiuto a lui e agli altri attivisti. Non facciamo come L’UE o i governi dei singoli stati – compreso il nostro – che stanno a guardare per non disturbare il governo cinese.