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Pasolini è morto come Caravaggio

Anche se trovo letteralmente fuori del tempo il suo antimodernismo cattolico, sono tra quelli che considerano Pasolini uno dei più lucidi intellettuali del Novecento. Figura di rilievo – sempre comunque scomoda – come testimonia anche la sua morte.
Non so se il feroce omicidio di PPP (trovate le foto qui) sia maturato in quello che comunemente si indica come “ambiente omosessuale”, o piuttosto se invece vi siano dietro motivazioni politiche (cioè Pasolini punito da un gruppo di fascisti che volevano fargli pagare caro la sua omosessualità); o il fatto forse che stesse scrivendo un libro contro i poteri forti, come parrebbe di capire se fosse vera l’ipotesi che il suo romanzo incompiuto, Petrolio, contenesse delle rivelazioni compromettenti (a quanto riferiscono le ultime indiscrezioni e la nuova deposizione del reo confesso Pelosi).
Fatto sta che la sua è una morte difficile, in cui il rasoio di Ockam forse non taglia come dovrebbe. E poi è una morte contesa, come testimonia un toccante ma duro articolo di qualche anno fa dell’amico Ferdinando Camon, che invitava a “non mondare Pasolini dalla morte per omosessualità e consegnarlo alla storia come morto per antifascismo”. Forse più di tutti ha ragione Federico Zeri, spiegando che Pasolini è morto come Caravaggio, dato che “in tutt’e due mi sembra che la loro fine sia stata inventata, sceneggiata, diretta e interpretata da loro stessi”.