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Non sopporto più l’Italia

Cara Italia, insieme a te non ci sto più. Non sopporto più niente. E non mi basta guardare le nuvole laggiù: ne ho le palle piene di tutto.

Non sopporto più le persone mediocri che si nascondano nel marasma indistinto di questo paese in cui il puzzo di morto non si sente solo perché mascherato dagli ultimi istanti di profumo prodotto in un glorioso passato. Non sopporto il fascismo cafone che c’è in giro, culturale, economico, sociale. Non sopporto la classe politica di sporchi arraffoni che ci governa – dai comuni al parlamento – e quella di spocchiosi filibustieri che finge di esserle diversa. Non sopporto l’incompetenza di molti funzionari pubblici, pagati spesso per lavarsi le mani e non prendersi alcuna responsabilità. Non sopporto i migliaia di insegnanti che scaldano la cattedra solo per lo stipendio. Non sopporto chi non paga le tasse e si ritiene furbo. Non sopporto chi si occupa di arte e approfitta delle speranze degli altri senza mai essere generoso. Non sopporto gli imprenditori che non hanno mai inventato niente o che pensano di essere classe dirigente solo perché hanno un reddito disponibile che è dieci volte quello dei propri dipendenti. Non sopporto chi si ritiene la sinistra diversa dal resto: la diversità è morta con Berlinguer.
Non sopporto più niente, nell’ennesimo ferragosto di merda. E non so dove voltarmi per respirare.

La Biscotti e il pasticcio Biennale

Rossella Biscotti, una degli artisti italiani trentenni più engagé, ha raccontato sul proprio profilo Facebook di aver declinato l’invito a partecipare ad una delle mostre (all’estero) che compongono il progetto della prossima Biennale di Venezia poiché “è un’operazione realizzata per rappresentare il governo di Berlusconi”. Si evince infatti che la Biscotti non voglia in alcun modo prendere parte ad un’iniziativa sostenuta dal governo italiano, dato che – come il sottoscritto e tanti altri milioni di cittadini – non si sente rappresentata dalle persone che sono a capo del nostro paese.
A prescindere dal fatto che ciascun artista debba prendere in piena autonomia la decisione di partecipare o meno ad una mostra (in base alla sua sensibilità, ai suoi interessi o anche all’opportunità), spero invece che l’artista abbia rifiutato per altre ragioni; mentre trovo le motivazioni politiche addotte dalla Biscotti  ideologiche, o forse, meglio, pretestuose. Nessun artista rappresenta il governo di un paese in una mostra (né è invitato a farlo) ma piuttosto rappresenta, oltre che sé stesso, il proprio paese; e, evidentemente, le scelte culturali di quel paese. Se Berlusconi avesse perso le elezioni due anni fa allora il nostro paese meriterebbe di essere rappresentato o il paese stesso sarebbe all’improvviso migliore e più avanzato?
Non capisco proprio perché rifiutare, tanto più nel momento in cui si ha la possibilità di criticare le scelte di quel governo, magari con un’opera realizzata appositamente o con una performance in una situazione ufficiale. Perché ricorrere allora all’antagonismo a tutti i costi, da sfoggiare nel curriculum da alternativo, nel pedigree da rifondino comunista?
Penso che molti intellettuali ed artisti la debbano smettere di fare la sinistra massimalista che sputa sentenze ma crolla di fronte alla realtà. Sporchiamoci le mani con il mondo e combattiamo questo abominevole governo fascista sul campo, opponendogli fatti e non chiacchiere, opere e non silenzi compiaciuti. Altrimenti dove sta l’impegno politico e la volontà di voltare pagina? Nelle dichiarazioni d’intenti e nelle compiaciute riflessioni salottiere da gauche caviar?

Morbin, Berlusconi e il fascismo che c’è in Me

Mesi fa ho assistito ad una performance di Giovanni Morbin in cui l’artista vicentino gira su se stesso seduto su di uno sgabello (opportunamente dotato di maniglie e di motore elettrico) mentre tenta di pronunciare la dichiarazione di guerra di Mussolini del 10 giugno 1940. Vestito di nero, con l’enfasi e la retorica del Duce, attacca con il celeberrimo “Combattenti di terra, di mare, e dell’aria!”. La velocità di rotazione lo mette però in difficoltà e quando Morbin cerca di mettersi in piedi, scendendo dallo sgabello, finisce per cadere a terra. A quel punto l’artista si risiede e ricomincia da capo con il discorso fino ad una nuova caduta. L’azione si ripete svariate volte, fino a quando egli riesce a correre verso una parete per tracciare con del gesso la “M” di Mussolini ed una piccola “e”. Me è appunto il titolo della performance, in cui l’artista in movimento evoca il bronzeo Profilo continuo (Testa di Mussolini) di Renato Bertelli, opera che è opportunamente presente nel luogo su di un piedistallo.
E’ un lavoro intenso e sinceramente politico, non tanto su quella che è l’eredità del Ventennio, ma su quelle cause antropologiche che lo hanno prodotto, e che certo non sono state estirpate fino alle radici da cinquant’anni di democrazia. Anzi, dalla fine degli Anni Settanta, i tuberi del fascismo sono stati sapientemente innaffiati senza dare nell’occhio, come dimostrano ormai senza pudore i politici per l’arroganza e la cialtroneria, le persone comuni per l’ignoranza e un po’ tutti per la volgarità.
Mi fa paura pensare che abitino nel mio corpo e attorno a me i germi del fascismo, delle braci mai sopite che parevano cenere. Benché critico e fieramente in opposizione a questo fetido ritorno, ad un fascismo nascosto ma dilagante, ho paura di tutti gli anni di feccia berlusconiana che ho succhiato inconsapevolmente sin dalla mia infanzia. E non so se la bellezza ci salverà.