
Mi sono visto in quel lavoro. Non tanto per l’intensa immedesimazione col soggetto (quella di Giulio Paolini per Lotto per intenderci), ma perché l’opera è sotto plexiglas e ci si riflette pesantemente. Vi saranno ovviamente ragioni di sicurezza, ma pittura e vetro vanno difficilmente d’accordo: perché devo soffrire? Preferirei forse non vedere piuttosto che una visione disturbata.
Penso che vedere sia un privilegio che non si debba negare a nessuno. Vedere me stesso tra le pennellate è invece un’irritante perdita di tempo.