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E Giorgione si mangia tutti i soldi dei giovani

Si sa che il ferro va battuto fino a quando è caldo, come recita il vecchio adagio. E d’altro canto la mostra di Giorgione è stato un successo a Castelfranco Veneto questa primavera, con code di visitatori interessati a vedere i suoi dipinti nel rinnovato museo della sua città. Nel frattempo si è messa in moto un po’ di economia, un po’ di flash sui politici che hanno cavalcato l’onda, e poi sicuramente qualcuno avrà raccolto un po’ di stimoli.

Appuna passato qualche mese che un anche Padova, la città che conserva due tavolette del Zorzon, avrà la sua mostra sul maestro veneto presso il Museo degli Eremitani. Il pretesto è una nuova interpretazione della celeberrima Tempesta, della quale si propone una lettura differente e nuova rispetto alla tradizione. Il che, a nostro avviso, considerato che sono passati solo quattro mesi dalla chiusura dell’esposizione precedente, ci pare assolutamente esagerato e fuori luogo. Fuori luogo perché la mostra è a meno di cinquanta chilometri di distanza dalla precedente, ed esagerato perché per una proposta scientifica di questo tipo sarebbe bastato un convegno.
Il costo opportunità di questa mostra è poi elevatissimo. Cosa si poteva fare con tutti quei quattrini – che proprio pochi non sono – per restaurare altre opere antiche o sostenere i giovani artisti emergenti? E invece no, siamo solo in grado di fare celebrazioni di morti celebri (il 2010 è il cinquecentenario della morte). Di costruire il futuro non c’è proprio voglia.

Giorgione? Vediamolo al centro commerciale!

È curioso e superpop il tributo che in questi giorni Castelfranco Veneto dedica al suo cittadino più illustre, il Giorgione. Dopo la mostra ospitata nella sua “casa natale” (così dicono i comunicati, ma in realtà l’unica cosa di cui siamo sicuri è che in quel palazzo ci sono dei fregi affrescati realizzati dal pittore e dalla sua bottega), letteralmente presa d’assalto dal pubblico, ora il centro commerciale “Giardini del sole” espone infatti delle copie delle opere del genius loci, come pomposamente dichiarato in paginate di pubblicità comprate nei giornali locali.
Così le persone distratte o che non hanno avuto la possibilità di andare alla mostra – basti pensare che ad un mese dalla chiusura erano stati venduti tutti i posti per vedere i suoi quadri – potranno infatti fare shopping e vedere qualche bel pezzo del Zorzon, di sicuro ben riprodotto. In fin dei conti cosa cambia?
E poi, se non siamo riusciti a sentire i Radiohead, cosa c’è di meglio di una cover band dal vivo la settimana successiva?