Tag: caravaggio

Berlusca si compra il Caravaggio Odescalchi? Per fortuna no

Dopo le anticipazioni di stamattina del Fatto quotidiano e del Messaggero una certa apprensione ed una certa dose di amara incazzatura mi era venuta: secondo la gola profonda cui avevano avuto accesso i due giornali il Cavalier Banana aveva iniziato una trattativa privata con la famiglia Odescalchi per l’acquisto della Conversione di Saulo, uno dei più bei Caravaggio di sempre. Poi nel pomeriggio ci ha pensato la Presidenza del Consiglio a smentire il tutto, facendomi tirare un respiro di sollievo.
Dal punto di vista legale un bene artistico può essere venduto, anche se, in casi come questi, lo Stato può avvalersi del diritto di prelazione. Il che, considerato le scarse sensibilità e le tasche poverissime dei ministeri poteva creare più di qualche imbarazzo.
Ma quello che avrei difficilmente sopportato è che il quadro se lo fosse tenuto in casa sua il Nanetto. Questo sì mi avrebbe dato fastidio. Me lo immagino già vantarsene, di notte pieno di viagra, di fronte l’ennesima aitante pulzella grandefratellina. Caro Silvio, eventualmente prenda Pomodoro, che fa sempre la sua bella figura e ci si può pure specchiare, lei che è così bello, nel giallo oro. Ok?

Pasolini è morto come Caravaggio

Anche se trovo letteralmente fuori del tempo il suo antimodernismo cattolico, sono tra quelli che considerano Pasolini uno dei più lucidi intellettuali del Novecento. Figura di rilievo – sempre comunque scomoda – come testimonia anche la sua morte.
Non so se il feroce omicidio di PPP (trovate le foto qui) sia maturato in quello che comunemente si indica come “ambiente omosessuale”, o piuttosto se invece vi siano dietro motivazioni politiche (cioè Pasolini punito da un gruppo di fascisti che volevano fargli pagare caro la sua omosessualità); o il fatto forse che stesse scrivendo un libro contro i poteri forti, come parrebbe di capire se fosse vera l’ipotesi che il suo romanzo incompiuto, Petrolio, contenesse delle rivelazioni compromettenti (a quanto riferiscono le ultime indiscrezioni e la nuova deposizione del reo confesso Pelosi).
Fatto sta che la sua è una morte difficile, in cui il rasoio di Ockam forse non taglia come dovrebbe. E poi è una morte contesa, come testimonia un toccante ma duro articolo di qualche anno fa dell’amico Ferdinando Camon, che invitava a “non mondare Pasolini dalla morte per omosessualità e consegnarlo alla storia come morto per antifascismo”. Forse più di tutti ha ragione Federico Zeri, spiegando che Pasolini è morto come Caravaggio, dato che “in tutt’e due mi sembra che la loro fine sia stata inventata, sceneggiata, diretta e interpretata da loro stessi”.

Umanità in coda

Nei giorni che hanno preceduta la Pasqua c’è stato il lancio del nuovo aggeggio elettronico della Apple per il quale i soliti pecoroni americani hanno fatto ore di coda. Si sa che il consumismo spinto di quel paese ha i suoi riti, ma fa proprio tristezza vedere i drogati di tecnologia in fila per una novità che qualcuno ha immaginato (e programmato a suon di dollari spesi in marketing) possa cambiare la vita.
Negli stessi giorni qui da noi altre persone facevano la fila per vedere Caravaggio o più modestamente il Cima, mentre era impossibile entrare a vedere il Giorgione senza prenotazione (come puntualmente racconta la collega Pepe). Anche qui pubblicità e modello imitativo hanno fatto un buon lavoro, dato che
all’improvviso la pittura antica è diventata cosa da figaccioni che tutti vogliono.
Ormai tra la cultura o l’iPad non fa più differenza. Producono entrambi un’umanità in fila indiana per spendere. Anche se, di questo si può essere certi, qualcuno in Italia cercherà di passare avanti.

Cosa nasconde la mania dell’anniversario

L’anniversario del Futurismo. Poi quello di Giorgione e Caravaggio. Settimana scorsa quello del Cima da Conegliano, l’anno prossimo l’Unità d’Italia. Anche Jacopo Bassano, uno dei prìncipi della pittura veneta, avrà il suo: tra il 2010 (si è appena inaugurata la sua prima mostra) ed il 2012, essendo la sua data di nascita incerta.
Le ragioni scientifiche delle mostre invece molto spesso non ci sono. Si vociferano capolavori inediti e prime esposizioni italiane, ma si scopre poi che è sempre la stessa sbobba riscaldata. L’occhio ci guadagna – non c’è che dire -, ma per una volta siamo seri e chiamiamolo intrattenimento. Più intelligente delle mille cazzate di Zelig, e, di sicuro, meno noioso dell’ennesimo reality. Il che, nel nostro contesto italiano, è già molto.