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Il capodanno di Bondi

Sandrino Bondi, a sentire gli articoli usciti oggi sui quotidiani di destra e sinistra (dal Il Giornale a La Repubblica), starebbe pensando alle dimissioni. Dispiace che abbia aspettato tanto al fatidico momento, dopo – in ordine sparso ed incompleto – svariate brutte figure: i fondi alla cultura tagliati con la motosega; le assunzioni di amici o loro figli o ex mariti delle concubine; i premi ad attricette bulgare maitresse di bordello (non è difficile immaginare da chi frequentati) pagati con i soldi del ministero; il mancato ripristino del fondo del Fus ai livelli dello scorso anno come pubblicamente promesso, mentre, checché se ne dica, dei crolli pompeiani – poverino lui – non ha responsabilità diretta. Spero insomma che, per tutti questi motivi, la sua scelta sia imminente ed ir-re-vo-ca-bi-le.
Anche perché, nel caso in cui avesse invece esito positivo la mozione di sfiducia che si troverebbe in parlamento a gennaio, a quel punto la sua posizione potrebbe mettere pure in difficoltà l’esecutivo, che già di suo boccheggia. Suvvia caro Ministro, si spicci, che poi il lavoro non gli manca come coordinatore del Pidielle.
E poi c’è San Silvestro. Vuol mettere il piacere di trovarsi senza patemi il 31 sera a fare a gara di rutti a casa Bossi o distrarsi con un po’ di ars palpandi cum diciottenibus ad Arcore? La prego, ci dia motivi per attendere svegli l’anno nuovo e magari sparare qualche fuoco d’artificio. Sarebbe il primo bengala che compro in tutta la mia vita.

Letterina di natale di Bondi agli ex compagni


Per una volta mi esprimerò in rima
per raccontare tutta la mia stima
per il ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi,
che, pur poeta, alla cultura taglia i fondi.
Dovete sapere che il sommo di buona mattina
ha deciso di scrivere agli ex amici una letterina,
temendo di essere da questi sfiduciato
per il suo ruolo ed il suo felice operato
(parlar di “operato” par forse eccessivo,
considerato che il suo è incarico elusivo:
d’altronde ci siamo accorti, non è una svista,
che lui è stato il ministro più assenteista.
Ma non è facile coordinare il Pidielle
o star dietro a Berlusca che va a pulzelle).
Fatto sta che sull’edizione odierna del Foglio
Bondi ha perso qual che restava del suo orgoglio
scrivendo agli ex compagni comunistoni
perché in Parlamento non facessero i cattivoni:
“Suvvia, cari amici con falce e martello nel cuore,
continuerete a perdere, a ricevere dolore.
Ma fate almeno la buona azione per natale
e votate la fiducia a me, ministro niente male.
Diversamente, non per me un`onta sarebbe
ma per voi villani che la proporrerebbe”
(scusate le sgrammaticature sopraffini
tutta colpa della riforma Gelmini).
Ma caro ministro, non ti vergogni?
Tu che sulla cultura ci fai i tuoi bisogni?
Tu che hai messo Sgarbi alla Biennale
e parenti con posizione ministeriale?

Il crollo di Pompei e il buio sulla cultura

Il crollo di Pompei è la metafora più adatta per rappresentare il nostro paese. Ne è cioè il ritratto più veritiero, non solo per il crollo in sé, ma per la continua incuria verso ciò che è di tutti, per l’incapacità di programmare qualsiasi cosa, di portare avanti qualsiasi politica culturale.
E’ nel contempo la dimostrazione del fallimento di molti di quelli che hanno fatto cultura, che realmente non sono riusciti ad incidere sulla storia recente dell’Italia, nazione ormai piegata ad essere lo zoo d’Europa. E’ inultuile che si facciano liste e si usi retorica per parlare di cultura, come hanno fatto Fazio, Saviano e pure un grande come Abbado, recentemente per televisione su Rai3.
Bisogna cambiare il passo, shakerare e capovolgere sta nazione. Federculture lancia un  grido d’allarme (lo trovate qui sempre meglio di niente), ma sarà come svuotare il mare con un secchio… 

Gli italiani? Gran scrocconi al museo

Un’inchiesta uscita ieri su Repubblica spiegava come oltre metà dei visitatori dei musei italiani nel 2010 non abbiano pagato il biglietto (il 54.8%). Sono essenzialmente anziani over 65, ragazzi non ancora 18enni, giornalisti e portatori di handicap; poi ci sono le persone che approfittano delle giornate gratuite che promosse dal Mibac e da altri enti per avvicinare le persone al nostro patrimonio. Una situazione definita “sconcertante”, cui ad esempio Gianfranco Cerasoli (segretario Uil per i Beni Culturali), propone di trovare rimedio facendo pagare un euro ai 17.7milioni di scrocconi. Ovviamente contrarie le associazioni di consumatori per intuibili motivi.
Peccato che nessuno invece si occupi di un fattore chiave: perché gli italiani vanno al museo così poco? E poi perché ci vanno soprattutto scolaresche e pensionati in gita mentre la fascia centrale di età è reticente?
La risposta è semplice: i musei italiani sono spesso cosa da formalina che spesso spendono tutti i soldi per il mantenimento della struttura né hanno le possibilità economica e le idee per avvalorare le collezioni che possiedono (e molti dei musei piccoli hanno collezioni non di pregio). Spesso sono inutilmente aperti aumentando solo i costi e, cosa che l’indagine non dice, a fronte di un gran numero di siti diffusi nelle nostre piccole cittadine – è la vera ricchezza del nostro patrimonio – solo pochi hanno dei numeri interessanti di visitatori.
E allora perché non metterli in rete e sviluppare delle sinergie per stare al passo con i tempi e far conoscere il nostro petrolio? Forse a quel punto sarà lecito chiedere qualche euro per l’ingresso, se si spiega che, sotto casa, molto spesso c’è un tesoro.

Cattivi pensierini per l’anno nuovo

 

Caro 2010, ti scrivo perché vorrei che tu fossi un po’ meno peggiore per l’arte dell’anno appena concluso. A partire dall’alto mi piacerebbe che ci fosse un ministro dei Beni Culturali più attento e presente (e che sappia trovare per la Biennale del 2011critici più bravi di quelli che hanno curato questa appena archiviata!); assessori e politici meno invadenti e meno pasticcioni, dato che quelli competenti praticamente non esistono; amministratori più attenti a spendere i soldi nelle cose di qualità e in grado di compiere qualche scelta strategica, di cui abbiamo molto bisogno.
Non mi dispiacerebbe poi che poi l’onestà intellettuale fosse il pane quotidiano dei colleghi giornalisti ma anche dei curatori e dei critici. Anzi, fa’ qualcosa, ammazzane quattro/cinque tra i soliti fighetti dall’ego incontenibile e qualcuno dei vecchi eternamente presenzialisti: non ne sentiremo la mancanza!
Visto che ci sei, caro 2010, accoppa pure qualche artista e qualche gallerista incompetente: penso tu abbia l’imbarazzo della scelta. E non dimenticarti pure dei direttori di museo, che siano solo i bravi a rimanere, ok?
Fai il bravo, anno nuovo. Ma ho come la sensazione che anche tu mi farai incazzare…