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Italiani brava gente

“La libertà dei cittadini è del tutto impossibile per la semplice ragione che le persone [in Italia] che hanno i necessari requisiti morali e intellettuali sono poche”. Ditemi che non è vero?
Questo è quello che scrive Maurizio Viroli in La libertà dei servi, uscito per Laterza. Ne parla Andrea Romano sulllo scorso Domenicale (trovate il pezzo qui), e, come spesso fanno gli intellettuali, sottostima la portata di Berlusconi spiegando che il Nano malefico ha realizzato ben poco del proprio progetto politico poiché “l’impressione che si ricava in prospettiva storica, guardando ai quindicennio del potere berlusconiano, è che il Cavaliere sia riuscito a far ben poco di quello che aveva in mente. Sia che nella testa del Cavaliere versione 1994 vi fosse un programma orgogliosamente liberale e liberista sia che si trattasse invece di un piano teso a conculcare le nostre libertà civili, il berlusconismo si avvia ad essere ricordato soprattutto come una lunga parentesi di declino nazionale sulla quale molto più dell’onnipotenza ha pesato l’impotenza della politica”.
Al contrario di Romano penso che invece politicamente qualcosa sia cambiato, più sul piano delle consuetudini, delle prassi. Una per tutti il continuo stillicidio di leggi ad personam. Se fino alla Prima Republica prima infatti si corrompevano i giudici per non essere indagati, ora si lavora sulle leggi per farla franca e togliere le ipotesi di reato.
E poi, soprattuto, il degrado morale. Per lo più ostentato. Mi sento in mezzo a gente onesta che, se potesse, delinquerebbe esattamente come fa la casta. La cultura dell’onestà di matrice cattolica e marxista è stata completamente rasa al suolo. Ora, quel che resta della classe più povera sogna di fottere tutti come chi sta ai vertici.