Categoria: politica

Contro Venezia

Il ministro Brunetta si è scagliato in un’intervista al Corriere contro la gestione della città di Venezia, città “mercificata e svenduta da una classe dirigente […] rinunciando a qualsiasi progettualità per il futuro”. Se i toni paiono forse esagerati (ma si sa, come cantava De Andrè, la vicinanza cuore-bucodelculo può essere nefasta), per certi aspetti la sua analisi può essere condivisa.
Venezia infatti è ormai in mano ai turisti e ai bottegai che di questi approfittano. La città è un salasso continuo e non si vede un futuro se non nell’essere Disneyland d’acqua. Possibile che i suoi abitanti ed una classe politica troppo interessata a mantenere lo status quo abbia bloccato la città solo alla celebrazione dei suoi fasti passati?
Vorrei la metro a Venezia. Vorrei che la gente tornasse ad abitarci. Vorrei che la città non fosse solo un bellissimo e atipico centro commerciale da turisti sudati e tartassati.
Venezia è senza auto. E’cioè la città più moderna del mondo. Perché lasciarla morire nei suoi cliché? Nelle sue lune fradice di romanticismo? Ah, W i futuristi…

Una vittima della crisi

In un laconico comunicato stampa inviato qualche ora fa, la Fondazione Musei Civici di Venezia ha reso noto che, dopo il dietrofront della Regione Veneto a sostenere la mostra che avrebbe dovuto celebrare i cento anni dal Manifesto Futurista (i soldi sembra siano destinati agli indennizzi per gli straordinari fenomeni meteorologici del mese di luglio), l’istituzione lagunare “pur rammaricandosi dell’opportunità perduta, del lavoro scientifico e organizzativo vanificato e del danno culturale ed economico per la città, ritiene di non potersi assumere interamente i rischi di un’impresa di portata internazionale”. Detto in soldoni: non possiamo permettercelo.
Insomma, checché ne dica il Cavaliere coi tacchi a spillo, la crisi c’è e le mostre vengono segate perché i fondi agli enti locali scarseggiano. Ma è veramente un’occasione mancata o alla fine è meglio così? Capisco l’aspetto turistico e l’impegno ed il lavoro delle persone. Ma a livello di opportunità ci serviva un ennesimo mostra sul Futurismo? O piuttosto bisognava evitare di fare le cento iniziative espositive sul movimento – una per ogni campanile – che si sono registrate in tutto il nostro territorio nell’ultimo anno? Quanti soldi sprecati per una mancanza di coordinazione a livello nazionale, quando bastavo un paio di mostre valore! Ricordate ad esempio Futurismo & Futurismi curata da Pontus Hulten a Palazzo Grassi?
Come girano le mie balle plastiche

Le sconcerie dell'epicureo

Non mi interessa se Berlusconi tradisce la moglie, se va a puttane o a trans, se fa il piglianculo o tutto quello che la sua infinita fantasia, la prostata e il Viagra gli concedono. Non è questa la sconceria: lui è un uomo libero – non giova qui dire grazie a quali astuzie – e può fare ciò che più gli aggrada.
Il vero problema è che tutto questo venga fatto comportando spese a carico dei cittadini o, molto peggio, danneggiando la credibilità del nostro Paese o delle nostre istituzioni. Invece pare di scoprire un’Italia attenta più alle persone con cui il Cavaliere si accompagna che alla sua storia personale e giudiziaria. Alla sua altezzosa volgarità si reagisce col moralismo. Maddai, vergogniamoci!
Silvio, la prego, da buon epicureo quale lei è, viva nascosto. Anzi se proprio non vuole più farsi vedere…

Povero Mastella

Povero Mastella. Da deputato europeo riceverà solo 295 € di rimborso al giorno, oltre agli emolumenti (che da questa legislatura non sono più parametrati a quelli dei singoli paesi), alle spese generali, di segreteria e ai rimborsi dei viaggi. “Una miseria”, come ha detto. Non vorrei essere nei tuoi panni, caro Clemente.
Tra l’altro ho voluto guardare su Booking.com e ho trovato che un quattro stelle costa in centro a Bruxelles o a Strasburgo tra i 100 ed i 200 €. Il che vuol dire che ne rimangono oltre un centinaio per mangiare. Se proprio non ti bastano, caro Clemente, approfitta della continental breakfast del mattino e fai abbondante solo la cena. Se tiri la cinghia a pranzo con un’insalatona, puoi evitare pure l’abbiocco digestivo e mi sei più efficiente, Dimenticavo: il caffè te lo offro io, con abbondante Guttalax.

W il nucleare!

Oggi pomeriggio il Senato ha approvato il Disegno di Legge sullo sviluppo che contiene al suo interno una serie di provvedimenti per riportare l’energia nucleare nel Bel Paese. Ottimo, era quello che ci voleva. D’altro canto il nostro è un paese in cui sarà facile mettersi d’accordo su dove mettere la centrale e le scorie da conservare. E poi chissenefrega di quello che hanno votato gli italiani al referendum! Mettiamo Raul Bova, il Gabibbo e le Veline per televisione a fare uno spot ed il gioco è fatto. Per i soliti tignosi scassaminchie di sinistra facciamo un talk show con Chicco Testa ed Alba Parietti che raccontano quanto siano indecisi su dove andare quest’estate: Capalbio o Chernobyl?

Siamo in due

L’enciclica di Ratzinger Caritas in veritate parla anche di etica del mercato e spiega come le dinamiche della globalizzazione abbiano portato “la riduzione delle reti di sicurezza sociale in cambio della ricerca di maggiori vantaggi competitivi […], con grave pericolo per i diritti dei lavoratori, per i diritti fondamentali dell’uomo e per la solidarietà attuata nelle tradizionali forme dello Stato sociale”.
Cazzo, pensavo di essere rimasto l’ultimo marxista in Italia!

Cinica Cina

Il presidente cinese Hu Jintao è in questi giorni in visita in Italia, con uno stuolo di imprenditori con gli occhi a mandorla. Ha incontrato Berlusconi e Napolitano, il quale ha espresso l’auspicio, con sin troppa moderazione, che la Cina presti più attenzione ai diritti umani. Peccato che in fondo in fondo Napolitano – come tanti altri – sapeva forse che tutto questo non ci conviene. Conviene a tutti che i cinesi siano sottopagati, senza democrazia, tanto ai grandi portatori di capitali quanto alla gente comune. Aiuto, che mondo cinico.

Titolo in italiano or English title?

Sto lavorando come curatore ad alcune mostre di arte contemporanea che si faranno in autunno. Una delle cose che più mi mette in difficoltà e decidere non tanto il titolo -che è sempre la sintesi tra istanze differenti- ma se sarà in italiano o in inglese. È indubbio che l’inglese ha una maggiore incisività (è una lingua ricca di monosillabi), mentre la nostra lingua è molto più suggestiva e complessa. L’inglese tende infatti ad essere rapido, ed in più, grazie alla forza economica, politica e tecnologica delle nazioni che lo parlano, gode del vantaggio di suonare al passo coi tempi, all’avvanguardia. Al contrario l’italiano sembra convenzionale, scontato, e lento, un po’ come è il nostro Bel Paese.
Dispiace, e come. Purtroppo viviamo in un luogo che ha per lo più perso la capacità di creare novità, pensiero contemporaneo, e la lingua ne è specchio. Ascoltate ad esempio la lingua standard, in bocca tanto ai ggiovani quanto alle generazioni di mezzo, in cui abbondano ad esempio le parole card, la quasi desinenza day, opening quando ci sono gli equivalenti italiani. Brividi.
I titoli? Speriamo l’italiano tenga. Mal che vada ci pensa papà latino.