Categoria: politica

Calalascure su Calatrava

L’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici ha emesso ieri una sentenza nella quale si giudica “non pienamente funzionante” il ponte progettato da Santiago Calatrava per Venezia. In maniera particolare, per il collaudatore vi sarebbero “una serie di riserve affatto secondarie sulle condizioni di sicurezza in esercizio dell’opera, tanto da non potersi escludere anche interventi tempestivi per ripristinare i livelli di sicurezza minimi della norma”. Beghe insomma, e vedremo se il Comune – che fortemente ha voluto che questa opera venisse realizzata – lascerà perdere o affilerà le armi.
Nella pratica il ponte risulta molto bello, ma sostanzialmente inopportuno in un contesto in cui non mancano le emergenze architettoniche. Il buono spunto (che avrà difficoltà ad essere imitato in un paese in cui le Soprintendenze sono un cancro per lo sviluppo di un architettura e seria e adeguata ai tempi) è che in un contesto storico sedimentato si può intervenire con del nuovo.
Per il resto – ma il mio è un commento soggettivo da utente – è angosciante fare quel ponte, dato che gli scalini hanno porzioni traslucide alterate ad altre opache che ingannano la vista, e poi, poiché il progetto è stato pensato le dimensioni della pedata non costanti costringono a guardare continuativamente a terra. Manca insomma quella euritmia che è caratteristica dei ponti veneziani, mentre si avverte chiaramente l’impatto della tecnologia e dei nuovi materiali.
Speriamo invece che sia l’occasione per un po’ di dibattiti sul futuro dell’architettura…

Elezioni, erezioni (e la carne fresca)

La crisi economica è di solito una delle difficoltà su cui cadono partiti e governi. E’ capitato negli Stato Uniti un anno fa (anche se c’era in più il fenomeno Obama), in Giappone la scorsa settimana, in Germania oggi con le elezioni di alcuni dei più popolosi stati federali. Capiterà pure in Regno Unito – è quasi certo – e forse in Spagna. Indipendentemente dal colore, se le cose vanno male e la gente perde il posto di lavoro, quando si aprono le urne qualcuno finisce a casa.
Per fortuna qui da noi la crisi non c’è. Il paese funziona, è moderno, ed l’unico problema che potrebbe sorgere è la cena col vescovo o la mancata erezione del Grande Condottiero. Ma non preoccupiamoci, a Palazzo Grazioli la carne, oltre di essere di prima scelta, è freschissima.

Quando l'artista diventa Tiresia

Ne è uscita un bel po’ di caciara per Rimbalza il clandestino, il giochino che quei bontemponi della Lega Nord hanno messo nella loro pagina Facebook. Si tratta di una piccola applicazione con cui ci si diverte a respingere in mare alcuni di quei tanti sventurati che rischiano la vita per attraversare il Mediterraneo e sfuggire a guerre e miseria.
I militanti della Lega evidentemente ignoravano che Antonio Riello, dieci anni fa, avesse realizzato Italiani brava gente, un videogioco in stile arcade in cui si sparava contro gli albanesi che sbarcavano in Puglia per occupare il nostro suolo e commettere qui i reati più spietati (l’intento era ovviamente critico nei riguardi dell). È proprio vero che la realtà supera i gran lunga l’immaginazione, anche quella degli artisti…

Tenete duro

Non sono bastate le bombe e i colpi di mortaio dei Talebani per fermare le elezioni afghane. Certo in molti punti del paese la popolazione forse non voterà per le minacce dei guerriglieri, ma vedere donne e uomini in fila per votare dimostra il coraggio di questi piccoli eroi che non si prostrano alla violenza e alla sopraffazione. E ancora una volta dimostra come il pericolo e la paura non siano in grado di fermare il desiderio di democrazia, almeno dove questa non sia compiuta.
Coraggio. Il mondo, ma anche la storia, è dalle vostre parti.

Fardelli d'Italia

Ormai è un classico delle cronaca politica sentire il Senatùr e i suoi scattarrare a caso – sotto la canicola agostana – contro qualcuno dei simboli nazionali in quel di Ponte di Legno. Gli ultimi colpiti dal bossiano proclama sono la lingua nazionale e il nostro inno.
Sulla lingua italiana e i dialetti c’è da ridere, ma non si può pretendere che i Lumbard abbiano letto le bembiane Prose della volgar lingua o conoscano il pensiero di Graziadio Isaia Ascoli; mentre per l’inno di Mameli a mio avviso qualche sforzo andrebbe fatto.
Non certo per scegliere Va’ pensiero, bensì per dipanare quell’accozzaglia risorgimentale di parole e retorica difficilmente comprensibili quale indubbiamente è Fratelli d’Italia (la musica di Novaro, a mio avviso, non è affatto brutta). Due probabilmente le alternative percorribili: o l’inno si insegna e se ne spiega il senso, oppure – andando contro la tradizione – se ne cambiano le parole rendendole intelleggibili ed espurgando moti guerreschi.
Scommetto però che, nonostante tutto questo abbiare, niente verrà fatto e l’elmo di Scipio continuerà a cingere le nostre teste. Anche quelle di legno di bosso.

Povere donne

Trattate male dagli uomini, violentate dagli sconosciuti, mercificate dalla moda, banalizzate dai politici. Povere donne italiane! Ci mancavano solo le offese dei preti e dei cattolici, che considerano l’altra metà del cielo alla stregua delle puttane nello sventurato caso in cui non potessero far fronte alla propria maternità. Non c’è altro da dire sulla Ru486 che finalmente potrà essere usata anche nel nostro paese.
Donna, partorirai con dolore, ma dovrai sanguinare per tutta la vita se dovessi opporti alla natura che ti impone di essere madre contro il tuo volere.
Che inciviltà!

Abbracciamoci

Ieri pomeriggio i Gao Brothers hanno invitato le persone che abitano o che passano per Hong Kong a ritrovarsi di fronte all’Arts Centre per abbracciarsi. Un’azione civile, liberatoria, intelligente (forse non nuova ma cosa ce ne importa?), per esprimere silenziosamente un po’ di quel dissenso che la Cina ed il suo governo fanno finta di non vedere. Vorrei esserci stato, per abbracciare a caso qualcuno qualcuno con gli occhi a mandorla che la pensa come me.

Certo niente di tutto ciò cambierà il mondo. La storia, come diceva il buon Carletto Marx, si fa sull’economia. Tutto il resto serve a sognare. Ogni tanto però è bello chiudere gli occhi…

Pubblica maledizione

Ieri sera ho cenato con una gallerista straniera. Un serata simpatica, coi bambini che correvano per casa. Come sempre abbiamo parlato dell’Italia e della difficoltà di lavorare nel nostro paese, specialmente interfacciandosi con il settore pubblico. Persone vecchie, scarsamente motivate, leggi fatte per mettere il bastone fra le ruote al buon senso e a chi è operoso, comportamenti familistici se non mafiosi. Per fortuna si trovano invece persone eccezionali disposte a farsi il culo, grazie alle quali qualcosa si muove. Ed è una fortuna incontrarle.
Non so però se questo ci salverà. Musica, arte, ricerca scientifica, spettacolo. Penso che il nostro sistema culturale sia oramai destinato al declino…