Categoria: politica

A Nitsch “il sanguinario” negata la cittadinanza onoraria

E’ il solito papocchio all’italiana, e come sempre facciamo la figura dei deficienti. La trama in sintesi è questa.
In occasione dell’Asolo Art Film Festival viene organizzata nella cittadina trevigiana una mostra di Hermann Nitsch, annunciata alla stampa a luglio. Qualche giorno prima dell’inaugurazione della mostra il sindaco propone ed ottiene in giunta il conferimento della cittadinanza onoraria all’artista austriaco, che tra l’altro è spesso ospite ad Asolo in occasione dei suoi viaggi.
La settimana della vernice compaiono però in città manifesti contro Nitsch e scoppia la polemica sull’autore, fomentata dagli animalisti, mentre i soliti geni della Lega – al governo in città in coalizione – scoprono allora il tipo di arte che fa l’arzillo e barbuto vecchietto. In consiglio comunale si scopre allora che sono tutti contrari a dare il titolo al “sanguinario” Hermann (anche quelli di sinistra ovviamente), così per qualche giorno il sindaco traballa finché è costretto a fare marcia indietro.
In questo frangente politico la piazza, vera pancia della Lega, ha sempre ragione (e non solo al nord e nella politica locale), anche quando a battere i pugni sul tavolo sono i soliti animalisti oltranzisti ed ignoranti. La sinistra, anche nel piccolo di un comune come Asolo, perde ancora l’ennesima occasione per dire morettianamente qualcosa di sinistra.
Come sempre c’è da vergognarsi. Anche perché la mostra che avrebbe dovuto celebrare il grande Nitsch è piuttosto mediocre. Evviva.

Le tette della Berlusconi e le gallerie d’arte

Il settimanale gossiparo Chi ha dedicato 25 pagine alla famiglia Berlusconi (a quanto scopre da Repubblica). Un fatto davvero importante, più che altro per capire il livello – infimo – del giornalismo del nostro Paese.
E’ così che ho appreso che Marina Berlusconi ha delle tette meravigliose, “che ricordano quelle di Galatea, la più bella fra le Nereidi, dalla pelle bianco latte”. La citazione è dell’archeologo Aristide Malnati (nomen omen).
L’articolo sul settimanale Mondadori – che immagino passerà alla storia per essere il primo al mondo che pubblica le tette del proprio editore – passa poi in disanima gli altri membri della famiglia (non quello però tutto viagra del vecchiardo capobranco). Tra le amenità è raccontato come a Portofino Piersilvio e la sua compagna Silvia Toffanin, dopo una passeggiata per il centro, abbiano fatto “una sosta nella boutique specializzata in cachemire” ma sopratutto una visita alla “galleria d’arte che vende anche gioielli”.
Cosa abbiano preso non lo sapremo mai. Si spera almeno un bracialettino da mare, considerato il livello di proposta delle gallerie del luogo, da epistassi (leggi sangue di naso). E poi qualche quadretto lo poteva rimediare pure la sorella Barbara, socia di Cardi Black Box, no? Questo però Chi, troppo impegnato a spargere lustrini, non poteva saperlo.

Resca, i Bronzi di Riace e i bonzi del patrimonio

“I Bronzi di Riace non si muovono”. Questa in sintesi la risposta di Simonetta Bonomi,  Soprintendete di Reggio Calabria, alla proposta di Mario Resca di portarli in giro (per il mondo? per l’Europa?) per farne degli strumenti di promozione del nostro territorio. Il Direttore Generale per la Valorizzazione del Patrimonio aveva spiegato come le due opere fossero nel museo “a prendere la polvere”, mentre in realtà sono in restauro, come si può vedere qui (restauro che può essere seguito anche dai visitatori).
Se quella di Resca pare una boutade (la media di visitatori al Museo Archeologico di Reggio dove sono ospitati è negli ultimi anni poco sotto le 130mila persone l’anno, a quanto si legge nel sito dei musei calabresi), è vero però che una gestione più manageriale e meno conservatrice dei musei gioverebbe. “Spesso le opere vengono richieste in prestito solo per fare eventi mediatici senza alcun progetto scientifico”, questo il pensiero dei Soprintendenti. Ma è pure vero che senza spettacolo non si mangia, e che una circuitazione delle opere che non hanno problemi di conservazione gioverebbe a tutti.
L’idea di base su cui ci si scontra è se il patrimonio artistico possa o meno essere utilizzato per generare profitti grazie alle leve di marketing e comunicazione. Io, candidamente, sono favorevolissimo. Il che non vuol dire di portare Raffaello alle sagre, ma pensare che il patrimonio sia una cosa disponibile e non un valore indisponibile e solo da custodire.
Sottrarsi all’aspetto mediatico anziché sfruttarne le potenzialità, nell’arte come in altri settori, è solo nocivo. E infatti la risposta giusta della Soprintendente di Reggio sarebbe dovuta essere: “ma perché non facciamo una mostra, con prestiti importanti da altri musei, a Reggio Calabria, così valorizziamo la collezione e i nostri tesori? Sarei felicissima se il dott.Resca ci desse una mano a trovasse i fondi necessari”.
Ma invece la Bonomi è caduta nella provocazione. Così siamo presi tra gli opposti massimalismi di chi essenzialmente vuole custodire e di chi invece pensa solo al marketing, senza capire che una terza via è possibile (Louvre dove sei?). E ci converrebbe davvero.

Dalla P2 alla P3

“Stando alle sentenze dei tribunali della Repubblica, essere piduista non è un titolo di demerito. […] Ho letto dopo, di questi progetti. Una montatura. La P2 è stata uno scoop che ha fatto la fortuna di Repubblica e dell’Espresso: è stata una strumentalizzazione che purtroppo ha distrutto molti protagonisti della vita politica, culturale e giornalistica del nostro Paese”.
06.03.2000, dichiarazione a Telelombardia 

“Non state a leggere i titoli dei giornali, stamattina hanno parlato di P3 ma sono quattro pensionati sfigati che si sarebbero messi insieme per cambiare l’Italia. Ma se non ci riesco io…”.
12.07.2010, intervento per i trent’anni della rivista Capital.

Sono due dichiarazioni del Caimano. Fortunatamente ho smesso da molto ormai di provare vergogna dei nostri politici.

Italiani brava gente

“La libertà dei cittadini è del tutto impossibile per la semplice ragione che le persone [in Italia] che hanno i necessari requisiti morali e intellettuali sono poche”. Ditemi che non è vero?
Questo è quello che scrive Maurizio Viroli in La libertà dei servi, uscito per Laterza. Ne parla Andrea Romano sulllo scorso Domenicale (trovate il pezzo qui), e, come spesso fanno gli intellettuali, sottostima la portata di Berlusconi spiegando che il Nano malefico ha realizzato ben poco del proprio progetto politico poiché “l’impressione che si ricava in prospettiva storica, guardando ai quindicennio del potere berlusconiano, è che il Cavaliere sia riuscito a far ben poco di quello che aveva in mente. Sia che nella testa del Cavaliere versione 1994 vi fosse un programma orgogliosamente liberale e liberista sia che si trattasse invece di un piano teso a conculcare le nostre libertà civili, il berlusconismo si avvia ad essere ricordato soprattutto come una lunga parentesi di declino nazionale sulla quale molto più dell’onnipotenza ha pesato l’impotenza della politica”.
Al contrario di Romano penso che invece politicamente qualcosa sia cambiato, più sul piano delle consuetudini, delle prassi. Una per tutti il continuo stillicidio di leggi ad personam. Se fino alla Prima Republica prima infatti si corrompevano i giudici per non essere indagati, ora si lavora sulle leggi per farla franca e togliere le ipotesi di reato.
E poi, soprattuto, il degrado morale. Per lo più ostentato. Mi sento in mezzo a gente onesta che, se potesse, delinquerebbe esattamente come fa la casta. La cultura dell’onestà di matrice cattolica e marxista è stata completamente rasa al suolo. Ora, quel che resta della classe più povera sogna di fottere tutti come chi sta ai vertici.

Onestà e vergogna, assenti non giustificate

Il livello di strafottenza e di continue menzogne della classe politica è solo lo specchio del nostro Paese. Diciamolo: i politici fanno impunemente quello che molti comuni cittadini sognano di fare, ma non ne hanno la possibilità, poveri loro.
Per esempio nemmeno il buon senso di dimettersi quando si è responsabili di un disastro: il presidente della Federazione Gioco Calcio; oppure il neoministro del nulla con la delega agli zebedei che non vuole rispondere alle domande di domenica (poverino) e vuole legittimamente dichiararsi impedito. Ma stessa cosa si può dire con gli italianissimi prelati – forse non ve ne siete accorti, ma il Vaticano si è annesso l’Italia – che hanno mangiato quattrini dei poverelli di mezzo mondo e coperto mostruosi colleghi che mangiavano l’infanzia dei bambini.
Tutti hanno il diritto di fottere gli altri e di fottersene. La vergogna è in vacanza e l’onestà è a divertirsi. A puttane.

Berlusca si compra il Caravaggio Odescalchi? Per fortuna no

Dopo le anticipazioni di stamattina del Fatto quotidiano e del Messaggero una certa apprensione ed una certa dose di amara incazzatura mi era venuta: secondo la gola profonda cui avevano avuto accesso i due giornali il Cavalier Banana aveva iniziato una trattativa privata con la famiglia Odescalchi per l’acquisto della Conversione di Saulo, uno dei più bei Caravaggio di sempre. Poi nel pomeriggio ci ha pensato la Presidenza del Consiglio a smentire il tutto, facendomi tirare un respiro di sollievo.
Dal punto di vista legale un bene artistico può essere venduto, anche se, in casi come questi, lo Stato può avvalersi del diritto di prelazione. Il che, considerato le scarse sensibilità e le tasche poverissime dei ministeri poteva creare più di qualche imbarazzo.
Ma quello che avrei difficilmente sopportato è che il quadro se lo fosse tenuto in casa sua il Nanetto. Questo sì mi avrebbe dato fastidio. Me lo immagino già vantarsene, di notte pieno di viagra, di fronte l’ennesima aitante pulzella grandefratellina. Caro Silvio, eventualmente prenda Pomodoro, che fa sempre la sua bella figura e ci si può pure specchiare, lei che è così bello, nel giallo oro. Ok?

Repubblica suprematista per la libertà di stampa

Sono convinto che questo governo voglia mettere il bavaglio alla stampa e alle voci critiche nei suoi confronti, ma questo vedendo il trascorso fascista e massone di molti dei suoi componenti – e la pochezza dell’opposizione – era tutto immaginabile. Ma non voglio parlare di questo, quanto di impaginazione.
Mi è piaciuta la scelta grafica e concettuale che ne ha fatto Repubblica di realizzare una prima pagina bianca, con un semplice post-it giallo bello in centro, come reazione alla legge che sta passando questi giorni alle camere e che limita di molto il lavoro di giornalisti (e pubblici inquirenti). Una prima pagina decisamente à la Malevich, essenziale e cattiva. Ogni tanto fa bene rinfrescarsi gli occhi con un po’ di acqua suprematista.