Categoria: costume

La Kodachrome va in pensione. Ma il vintage trionfa…

Quotidiani e siti web hanno raccontato nei giorni di fine anno del laboratorio statunitense che ha sviluppato gli ultimi rulli di Kodachrome. Pochi lo hanno detto, ma la pellicola è di genere invertibile, produce cioè un immagine positiva (con gli stessi colori del soggetto fotografato), che viene utilizzato per lo più per le diapositive ed è stata in passato utilizzata anche nel cinema. Era cioè un prodotto di nicchia, perlopiù di uso professionale, entrato nella storia ma ormai non più tanto utilizzato come nel passato. Stessa sorte era capitata un paio di anni fa con la Polaroid, mandata in pensione per gli stessi motivi: il mondo è cambiato.
Entrambe sono entrate nella storia del costume, ma ciononostante non sono mancati gli appunti dei nostalgici (come questo su La Stampa) che, nel campo delle tecnologie novecentesche, abbondano. Se il vintage tecnologico è diventato un mania curiosa – ciascuno ha il diritto di dilettarsi come vuole – trovo davvero incomprensibile che vi siano persone che possano rimpiangere i complicati ed incasinati dispositivi del secolo scorso low fi, misteriosi portatori di non so quale fascino o autenticità.
E comunque sono sicuro che molti di questi trendissimi passatisti da estetica vintage hanno la pagina Facebook o hanno comprato il loro oggettino su Ebay. Alla faccia del meraviglioso passato.

Gli auguri? Solo se personali

Penso di aver ricevuto quasi duecento email generiche (cioè intestate a più destinatari) di auguri, buone feste, buon anno et similia da gallerie, uffici stampa, musei e quant’altro la tassonomia del mondo dell’arte rende possibile. Preso di corsa, come tante persone in questo momento dell’anno, non li ho praticamente letti né li ho considerati come una forma di attenzione. Semplicemente si ricevono, come automaticamente si riceve un messaggio distribuito da una qualsiasi mailing list.
Oggi però ho ricevuto anche dei biglietti d’auguri in forma cartacea, in cui delle care persone mi hanno scritto un messaggio personale. Davvero è un’altra cosa la carta e la penna. Se per il lavoro è il massimo d’efficienza, come strumento che deve comunicare un gesto d’attenzione l’elettronica non funziona proprio.

Fuoco e fiamme su Roma. Finalmente un po’ di realtà

Mi sono sempre stupito del fatto che, con la crisi economica, la grande disoccupazione, i tagli a molti settori centrali della vita dell’Italia decisi dal governo, il crollo di tutto il sistema paese (scuole, pubblica amministrazione, lavori pubblici, cultura eccetera eccetera), la gente se ne stesse anestetizzata a casa a guardare la tivù o passasse i sabati per negozi e centri commerciali.
Già da un paio di anni ho la sensazione che le persone vivano nel favoloso mondo dei polli, pieno fino all’orlo di merda spacciata per cioccolata. Trent’anni fa, con una simile situazione avremmo cercato di dar fuoco al parlamento e, alle manifestazioni, solo pochi politici avrebbero avuto il coraggio di presentarsi e parlare.
Ho avuto un fremito di piacere quando oggi, dopo le votazioni in parlamento con la fiducia comprata da Berlusconi, qualcuno abbia finito per incazzarsi ritenendo la cosa intollerabile. Il volto con cui si è presentata è quello – mai desiderabile – della violenza e del fuoco, ma finalmente la realtà bussa alla porta.

 

La bestemmia di Berlusconi

Sono stato berlusconiano per qualche secondo, lo confesso.
La barzelletta su Rosy Bindi che il nostro Presidente del Consiglio ha raccontato ai militari – e che a dir il vero avevo già sentito – era molto simpatica, anche se doppiamente inopportuna. Inopportuna perché in situazioni pubbliche è veramente rozzo prendere in giro gli avversari per motivi personali, come ad esempio la loro avvenenza o la loro situazione famigliare: vi immaginereste Di Pietro che apostrofa Berlusconi come “impotente” per i suoi noti problemi di prostata o per le quantità da cavallo di Viagra che gira a Palazzo Grazioli? Inopportuna perché non sempre si deve fare la figura dei simpatici sputtanando colleghi che portano i tacchi.
Ma la bestemmia ci sta tutta. E permettetemelo! Ma che razza di paese siamo se tutti fanno i moralisti per una bestemmia mentre va bene se non si paga le tasse o si corrompono i giudici o si costruisce abusivamente, basta pentirsi, fare l’elemosina e dire tre avemarie e due padrenostri?
Solo per quell'”orcodio”, e non per tutto il resto, ho avuto il primo momento di simpatia verso Berlusconi da oltre 20 anni. Per il resto, mi è già tornato il solito antipatico sbruffone che meriterebbe di stare a San Vittore.

Il Fanculo di Cattelan? Lasciamolo!

Com’era prevedibile la mostra di Cattelan a Milano ha creato una serie inenarrabile di polemiche. In maniera particolare, dopo il suo piccolo Hitler sui manifesti, è il suo Dito medio (i titoli reali sono Him e Love) installato di fronte alla Borsa a tenere banco.
Mentre le fazioni pro o contro continuano a belligerare, quel volpone di Politi ci ha messo il carico, proponendo di lasciare la scultura in forma stabile dopo la mostra (leggete qui). A prescindere dal fatto che difficilmente Politi faccia qualcosa senza guadagnarci (mi risulta che abbia svariati pezzi dell’artista veneto e quindi immagino che non gli dispiaccia affatto che si apprezzino di valore) questa volta dice una cosa giusta.
Non nascondo che è imbarazzante essere d’accordo con lui, ma l’idea di lasciare al suo posto quel Fanculo in marmo di Carrara mi trova concorde. Non tanto perché rappresenti “il solo e unico simbolo di contemporaneità, in una città ansimante e affaticata come Milano”, ma soprattutto perché la città meriterebbe di andare a farsi fottere, per la mentalità chiusa e falsamente internazionale, per l’assenza di una politica culturale di livello che non sia fashion e lustrini.
E’ inutile che ce la raccontiamo, Milano, esattamente come l’Italia, è decisamente alla frutta. E quel monumento può rappresentare non tanto la sua rinascita, quanto il suo funerale celebrato da una Cassandra acutissima che in troppi fanno finta di non sentire.

Che vadano a farsi fottere dvd e codec

Devo ammettere che codec e dvd non sono il mio pane quotidiano. Ciononostante, da modesto utilizzatore di dvd (sia al computer che da tavolo), mi sono trovato spesso nei casini per incompatibilità di formato, di codec, disco, di lettore, di cavi e di quanto sia immaginabile dal più fantasioso dei geni del male. Dovrebbe essere tecnologia che ci facilita la vita e tutto dovrebbe funzionare perfettamente come capita con il frigo o la lavatrice. Ma non è così, ahimè.
Il tutto è arrivato qualche giorno fa alla completa follia quando un lettore dvd mi ha fatto scordare di essere ateo regalandomi il brivido di bestemmiare con tutti i santi dell’empireo celeste. Non trasmetteva il segnale dall’uscita video, per ragioni a me – ma anche agli amici che ho interpellato – sconosciute
Ora sono sicuro che quando andrò al negozio per mandarlo in assistenza rideranno, perché magari è una configurazione che è saltata o non so quale altra cosa. fatto sta che ho perso un sacco di tempo per fare una cosa che andava fatta in mezz’oretta. Ma ne abbiamo veramente bisogno di questa tecnologia inaffidabile della quale bisogna pure prendersi cura?

Onestà e vergogna, assenti non giustificate

Il livello di strafottenza e di continue menzogne della classe politica è solo lo specchio del nostro Paese. Diciamolo: i politici fanno impunemente quello che molti comuni cittadini sognano di fare, ma non ne hanno la possibilità, poveri loro.
Per esempio nemmeno il buon senso di dimettersi quando si è responsabili di un disastro: il presidente della Federazione Gioco Calcio; oppure il neoministro del nulla con la delega agli zebedei che non vuole rispondere alle domande di domenica (poverino) e vuole legittimamente dichiararsi impedito. Ma stessa cosa si può dire con gli italianissimi prelati – forse non ve ne siete accorti, ma il Vaticano si è annesso l’Italia – che hanno mangiato quattrini dei poverelli di mezzo mondo e coperto mostruosi colleghi che mangiavano l’infanzia dei bambini.
Tutti hanno il diritto di fottere gli altri e di fottersene. La vergogna è in vacanza e l’onestà è a divertirsi. A puttane.

Oggi è il mio compleanno

Il titolo è fuorviante, come negarlo. Non sono cioè io stesso nato il 18 giugno, semplicemente oggi spengo la prima candelina del mio blog. Bastiancontrario compie infatti un anno.
E’ un’esperienza travolgente e nello stesso tempo impegnativa, dato che – seppur in forma breve – è un confronto con la scrittura quotidiano. Bastano poche righe, non occorre buttarsi in analisi da mal di testa, si possono dire le cose velocemente senza rubare tempo alle persone. E nel contempo si può non essere lapidari come impone un tweet, che mi pare decisamente ansiogeno. Essenzialmente per me un blog è un modo per confrontarsi, per ricevere e suggerire impressioni, idee e critiche.
In un anno ho ricevuto oltre settantamila visite, tra quelle alla pagina principale a quelle ai permalink. Sono 193 al giorno, spesso di persone che tornano più di una volta durante la settimana, il che non può solo che farmi piacere.
Io seguo ad impegnarmi. Spero che continuiate a leggermi, commentarmi e criticarmi. E se necessario, mandarmi pure a fanculo.