
Eppure mi pare di prediligere coloro che lavorano esercitando una ragionevole consapevolezza. Un paio di settimane fa Trieste Contemporanea ha organizzato un dialogo tra Driant Zeneli, vincitore dell’edizione 2009 dell’omonimo premio (che ho avuto la fortuna di curare), e Adrian Paci. Il talk, condotto da Julia Trolp, ha sviscerato alcune delle modalità con cui i due artisti albanesi – uno emergente, l’altro già affermato – costruiscono le opere. Era tutto limpido, cartesiano, cristallino, ma senza che ciò togliesse valore alla poesia e all’imprevisto che ogni costruzione estetica lascia alla fantasia di chi guarda.
Dubito però che questa sia l’unica condizione ammissibile. Continuiamo a ragionarci su.