Sgarbiennale Discothèque

Ora mi è chiaro perfettamente. Il Padiglione Italia è una discoteca labirinto. Bianca, senza luci colorate, grande un centinaio di chilometri. E dalla quale non si può uscire. C’è un signore sulla porta, si chiama Vittorio, e non fa selezione all’ingresso. Bisogna solo fare la coda e non indossare le scarpe da ginnastica. Se ci si presenta con tanto di amica erotomane predisposta al meretricio, e magari con ghiandole mammarie elefantiache, si entra anche prima.
Adesso alle persone piace molto questa discoteca, perché c’è il pieno nelle sale, e Mino Reitano e Peppino Di Capri sono finalmente diventati i maître à penser del gusto contemporaneo e finalmente si può ruttare dopo un bicchiere di havana-cola e un walzer zumpapà. Una volta invece c’era gente noiosa e spocchiosa che obbligava ad ascoltare i dischi di Paolo Conte o Battiato in sette ottavi, tempi bulgari comunisti che non si possono ballare se non si era ballerini alla Scala e non si votava pici-ì.
E poi, se la gente non ballava e non sudava, si beveva poco e i gestori della discoteca non erano felici, mentre adesso tutti bevono perché c’è caldo poiché c’è l’effetto bue & asinello che piace anche ai preti. Ora la discoteca è di tutti e ha vinto il popolo. W la democrazia, il popolo trionfa sempre!

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