La parolaccia non è più un piacere

Ho sempre avuto un buon rapporto con la parolaccia e l’uso di un linguaggio non ortodosso, mentre ho molto meno confidenza con l’insulto, che penso di aver praticato nascostamente solo nei confronti dei troppi insegnanti incapaci ed insensibili che ho avuto nella mia vita di modesto studente.
La parolaccia infatti, se detta raramente ed in un contesto in cui ci si aspetta un approccio formale o serio, può avere un grande effetto espressivo, talvolta deflagrante, se riesce ad attirare l’attenzione di chi legge o ascolta (da Dante in avanti). Ugualmente dicasi per la volgarità linguistica, la quale – per essere efficace – deve essere invece sostenuta da un pensiero raffinato ed inattaccabile.
La volgarità di pensiero è invece la forma più bassa di comunicazione, come ci insegna lo stile politico del nostro Primo Ministro. E’ davvero la classica merda fuori posto che, benché ci si affanni a nascondere a posteriori sotto il tappeto, continua a puzzare e infastidire il naso. La volgarità di pensiero infatti sfocia quasi istantaneamente nell’insulto (“quelli che votano sinistra sono coglioni” oppure “i magistrati sono un cancro”), che è tra i più bassi atti comunicativi. Cosa diversa è invece l’insulto scherzoso, che, soprattutto tra amici, può essere invece una delizia tra raffinati linguisti.
Mi dispiace così che l’uso stupido ed inaccorto di volgarità linguistiche sia stato sdoganato per diventare l’abitudine comunicativa di una classe politica e dei mediocri personaggi della televisione, i quali ahimè hanno abusato di tale strumento espressivo per sostenere il loro vuoto di idee, la loro inaudita volgarità intellettuale. Tra i molti piaceri, Berlusconi ed i suoi sodali, mi hanno tolto anche quello della parolaccia. Cazzo.

3 comments

  1. cristiana says:

    noto con piacere un positivo sviluppo rispetto al post di qualche mese fa sulle due famose barzellette di Berlusconi! 😉

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