Ieri il commissario Vittorio Sgarbi ha anticipato quello che potrebbe essere il suo padiglione italiano. La scelta, come sempre capita con lui, è assolutamente inaspettata e fuori di ogni logica che non sia quella della follia momentanea di un arteriosclerotico precoce. Sgarbi infatti ha espresso in una conferenza stampa che vuole una Biennale con due progetti: una personale di Carol Rama, con lavori dell’ultimo decennio dell’artista, ed una sezione a base regionale.
Se così fosse sarebbe l’ennesima occasione buttata al vento. E’ infatti inaudito che, con tutti i giovani e i maturi artisti italiani che avrebbero bisogno di visibilità internazionale e di conferma critica, lui voglia dare attenzione ad un’artista assolutamente brava ma che ormai non ha più la possibilità di incidere sul nostro tempo. Carol Rama è storia storicizzata, come testimonia il suo Leone d’Oro alla carriera del 2004.
Per quanto riguarda la presenza regionale devo dire che ricorda molto l’agroalimentare, settore in cui noi italiani stiamo diventando maestri. Evidentemente per Sgarbi l’arte è frutto del territorio, come il vino, i formaggi o gli insaccati di maiale. Oink oink.
Se così fosse sarebbe l’ennesima occasione buttata al vento. E’ infatti inaudito che, con tutti i giovani e i maturi artisti italiani che avrebbero bisogno di visibilità internazionale e di conferma critica, lui voglia dare attenzione ad un’artista assolutamente brava ma che ormai non ha più la possibilità di incidere sul nostro tempo. Carol Rama è storia storicizzata, come testimonia il suo Leone d’Oro alla carriera del 2004.
Per quanto riguarda la presenza regionale devo dire che ricorda molto l’agroalimentare, settore in cui noi italiani stiamo diventando maestri. Evidentemente per Sgarbi l’arte è frutto del territorio, come il vino, i formaggi o gli insaccati di maiale. Oink oink.