I giornalisti stacanovisti (del buffet)

Lo ammetto. Sono tra quelli che, se il cibo ed il vino lo meritano, non si tira indietro dal buffet alle inaugurazioni. Ad esempio conservo ricordi di rinfreschi luculliani al Mart di qualche anno fa con tanto di risotto alle mele renette servito su forme incavate di Parmigiano (pardon, Grana Trentino), carne salada, e perfino grappa invecchiata servita con cioccolato fondente.
E poi ho fatto al buffet conoscenze con persone strepitose: non c’è di meglio che scambiare impressioni su una mostra con un bicchiere in mano, preferibilmente il quinto o il sesto, in modo di essere sciolti. Ricordo poi frotte di persone venire alle inaugurazioni di Villa Manin (quando c’era ancora Bonami) solo per approfittare del tocai e del frico. Che volete farci, noi italiani si magna.
Quelli che non sopporto sono invece i prevaricatori, quelli che non rispettano la fila per prendere prima di te una cucchiaiata di qualsiasi cosa edibile. C’è ad esempio un gruppo di giornalisti che viene da Milano e che trovo puntualmente a tutti i buffet delle mostre del norditalia. Sono degli stacanovisti del piatto. Hanno un’età tra i 50 ed i 70 ed una voracità da cavalletta con il verme solitario, ma soprattutto, hanno sempre una scusa per mangiare e passarti avanti. Mammamia, che spettacolo indegno. C’è da vergognarsi a fare i giornalisti.

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